IL GRIDO
“Non parole. Un gesto”
C.Pavese
Con un grido si viene alla vita o si muore appesi alla croce. C’è un grido che strappa il silenzio e un grido che lo abita nel tempo. È parola taciuta, parola urlata o verso animale, inarticolato o altrimenti inesprimibile. Nostra incapacità di contenere o trattenere un senso, è nel dettaglio che chiede “perché”, in ogni piega del giorno. È richiesta d’aiuto in attesa di risposta, di un’eco o solo di esaurire la voce.
Tra silenzio e parola, un grido di dolore e di gioia. Un gesto, un’apertura.
INDICE
febbraio 2022
Francesco Mina
San Prescazio e il Chiodicembalo
Mikel Marini
Alessandro La Motta
Erika Di Felice
Riccardo Ricca
Tema.3
Il Grido
Francesco Mina
San Prescazio e il Chiodicembalo
Mikel Marini
Il santo nel deserto
che suona la tastiera
batte le dita contro
le code e spine di scorpioni:
trasforma con le punte le sue impronte digitali
e agli estremi ha i polpastrelli
quasi sazi, goccia a goccia, del veleno.
Scomparso negli archivi,
quando tocca non fa tracce,
soltanto lascia punti
scarlatti dove posa
tastando i pungiglioni ben disposti sulla sabbia,
finché attraverso i nervi non saetta
l’accordo che lo scuote e poi gli esplode in
bocca.
Soltanto tra le dune hai la speranza
di fare di un tuo grido un santo coro.
Alessandro La Motta
Erika Di Felice
rinascimi velo
di chissà quale Madonna caduta, io (lampo sulle tende a bruciare)
lascia che muoia lungo le strade
sotto le unghie di chi mi ha sfiorato. Sulle mie labbra mostrami il fondo.
Ritirati.
Affluiscimi
dai citoplasmi delle cellule morte/in attesa nella culla della paura mai vuota.
Sei tu parola sbozzata e radice
l’alfa senza l’omega
l’infinitesimo che non si conta, tu (mano sicura a devastare il mio campo)
sei il punto e l’a-capo
la mia trasfigurazione segreta.
Il resto, nelle dita di noi.
Io, né uomo né donna
in ginocchio
io solo fiamma ed inferno, solo tremendo peccato
al cielo dei morti un istante elevato un pio desiderio, tu
dammi la vita – tutto, tu
dammi la vita!
Riccardo Ricca