MASCHERINA
Filtro per l’aria, nuovo modo di respirare in un tempo, il nostro, che mentre unisce separa: ci rende uguali, coprendoci il volto; ci rende più distanti, dividendo i respiri. Diventa maschera della sensibilità.
Gli occhi sono l’unica cosa che si vede, gli occhi – portano il mondo che è fuori dentro di noi, come rappresentazione.
La bocca viene nascosta, la bocca – porta fuori il mondo dentro di noi, come voce.
Le mani tolgono e mettono la mascherina, le mani – con cui entriamo in contatto diretto con le cose, con cui afferriamo il mondo.
La mascherina è un oggetto, ma anche un simbolo. Si tratta di interpretare un simbolo o restare in silenzio.
INDICE
luglio 2021
Andrea Vitali
Rocco Vitali
Gloria Ballestrasse
Cecilia Arduini
Maria Chiara Arduini
Veronica Colombo
Sebastiano Colaluce
Valerio Magrelli
Beatrice Vandi
Giorgio Siciliano
Tema.1
Mascherina
Andrea Vitali
A quest’ora respirano i morti
Non li turba il canto di cicale
né il pensiero della casa lontana
né le anime lasciate o gli affetti
né i fiori che seccano
Un respiro che è vento di lago
o di mare o montagna
che si annuncia sul fischio di un treno
che arriva o che parte
nella notte che incombe
o nel giorno che nasce
Un respiro di quiete piuttosto,
di attesa
come prima di un sì o di un no.
Rocco Vitali
Gloria Ballestrasse
Mozzi l’aroma di caffè
la testa di chicco esangue
a terra coccio di porcellana
rotola freddo il volto
senza naso senza bocca tutto occhi teschio latteo
dietro a un lenzuolo
a coprire la scena del crimine
il campo distrutto di un volto
straziato
il devasto dell’urlo di battaglia dimezzato
la prigionia chirurgica un velo di Maya
da squarciare spaccare tagliare
con il suono con la voce.
Si salva
àncora
il desiderio di profumo
di vento sulle labbra di rosa
la protezione utero materno
in questo carnevale d’esistenza
il grande ballo coi fucili
sull’attenti l’attenzione dolce
in questa guerra senza trincee
in questa valle di lacrime di fiumi
la vita che irrompe negli occhi
il volto tutto occhi.
Cecilia Arduini
Maria Chiara Arduini
Distanza più grande è stata
distanza da me
saperti lontano amore di un passo
nell’incontro è più forte
la schiena si chiude al dolore
le tue spalle sono il punto più lontano
dal mio seno che esiste
per accogliere
(Ho raccolto il silenzio sbagliato
per ogni ritorno
mia nonna ha gli occhi di tua madre)
Nessuno ha mai preso al volo un addio
io ho lasciato le mani sugli occhi
sono rimasti per strada gli amanti di Rilke
È questo non-essere-te che stringe nel petto
dover essere solo me stessa
Non ho avuto fiato abbastanza per dirti
prendi la luce che arriva dal fondo
la solitudine fiorisce col sole
Ti ho vista bambina e dormirmi accanto
ho visto le tue mani disegnare stazioni
La sola distanza che colmi è quella del parto.
Veronica Colombo
Nascere è fendere il pieno
essere nudi per la prima volta.
Ogni cosa che vive ha un corpo
lacera strati di terra per essere
vista e ristagna lontana dall’aria
cerca una forma solida, pareti
senz’aria né tempo ed emerge
dall’acqua – polpa satura.
Il tuo volto è un velo di torba
e ogni cosa che incrina
è un fossile vuoto; bucato
il sudario rimane
placenta –
è la pietra della tua tomba.
Sebastiano Colaluce
Valerio Magrelli
Più di cento anni dopo,
siamo ancora in trincea.
Una trincea di lusso, non c’è dubbio,
in cui però si muore.
Anche i proiettili sono cambiati
e invece che dal cielo o dalla terra
ti arrivano da chi ti sta vicino,
a sua insaputa – droplets.
Il nemico gli si è annidato dentro,
si è insediato nel suo stesso respiro
e spara contro te attraverso lui:
l’elemetto è diventato mascherina.
Ora il nemico abita l’amico
in una confusione che confonde.
Dovremo abituarci a questi agguati
con il male ventriloquo del bene.
Beatrice Vandi
Da che pena tu solo
stai fuggendo?
Il vuoto sul tuo viso
trema d’ombra
e di marmo hai il corpo
velato del Cristo.
A chi serve questa corsa senza amore?
Finché avremo i nostri volti
e lo strappo della morte
spasimante in noi la luce
porteremo e la memoria.
Giorgio Siciliano
Mi sembra di non nutrirmi da una vita intera
quando ti rincorro
ora mi vengono le vertigini.
Ti ripeto che ho costantemente fame
non capisco cosa mi rispondi
mentre il mattino dà forma al mio corpo.
È da mesi che continuo a perdere peso
è da un anno
che non vedo la tua bocca
è da un anno che non so
se con il passare delle stagioni
le tue labbra
hanno cambiato colore per il freddo
o si sono screpolate nel vento.
Tornerò a casa
quando sarà di nuovo sera
e cercherò di vederti dalla mia stanza,
mentre fuori piove
so per certo che
il rumore delle gocce sulla finestra
è la tua parola,
un codice segreto.